domenica 13 aprile 2014

a time to kill, a time to heal

Il cielo è trapuntato di stelle infuocate, fulgide nella coltre di fumo che esala dalla terra martoriata di Hera.
Avanza barcollando, col fucile ancora premuto contro il petto e la faccia ridotta ad una maschera di sangue e polvere - una bomba è esplosa a pochi metri dalla camionetta che stava guidando e ne ha mandato in frantumi il parabrezza.
Le truppe indipendentiste sono in rotta da giorni, e questi sono gli ultimi strascichi della battaglia di Serenity Valley.
Il suo plotone ha rotto le righe molte ore prima, sciamando all'impazzata nel tentativo di salvarsi la vita in qualche volo di fortuna o in un brandello di casa avanzato ai bombardamenti.
In questo pezzo di pianeta la guerra è finita, e della sorte dei suoi fratelli lei non sa niente.
Ma qualcuno le ha detto di aver visto la compagnia di Kirill Edwards da quelle parti, e lei da quelle parti c'è andata di corsa. Li trova, almeno quel che resta di loro, in un fosso scavato da un'esplosione che fa ora da trincea di fortuna. Stanno aspettando che qualcuno li venga a prendere. Molti di loro non possono più camminare, o comunque non possono camminare tanto a lungo da mettere in salvo la pelle da soli.

È lì che trova Kirill. Kirill, le dicono, ha urlato finché la voce non gli è andata via. Ha la faccia squarciata a metà ed in almeno un punto Eivor è sicura di poter vedere la massa grigia e molliccia del cervello.
Le hanno spiegato mille volte che i feriti in quelle condizioni non vanno spostati, che fai più male che bene. Ma Eivor sa che Kirill, ammesso che sia vivo anche adesso, nel momento in cui lo vede riverso al suolo, annichilito dal frammento psicotico di un missile, non raggiungerà mai un ospedale.
Allora lo prende fra le braccia e lo piange come se tutta la disperazione dell'universo si fosse improvvisamente coagulata nell'angolo dei suoi occhi.

Si sveglia.
È a bordo della Almost Home, nella cabina 9d, ed ha fatto solo un brutto sogno.
È da molto tempo che non sogna più di Kirill, perché con lo scorrere degli anni la grande tragedia degli Edwards è stata seppellita da tragedie più piccole e da altrettanto piccole, preziose briciole di felicità.
Zenobia la guarda, accucciata ai piedi del letto, con uno sguardo freddo pieno di commiserazione per le sue tribolazioni da umana. Quando Eivor cerca di allungare una mano per accarezzarla, lei scende dal letto e si sposta su quello libero dall'altra parte della cabina.
Allora lei si stende di nuovo con le mani intrecciate dietro la testa, e pensa che fra una settimana sarà la moglie di Huck Haggerty.
Con questa piccola, preziosa briciola di felicità, si addormenta.


To everything
there is a season
and a time to every purpose, under Heaven.
A time to be born, a time to die,
a time to plant, a time to reap,
a time to kill, a time to heal,
a time to laugh, a time to weep.
To everything
there is a season
and a time to every purpose, under Heaven.
A time to build up, a time to break down,
a time to dance, a time to mourn,
a time to cast away stones, a time to gather stones together.
To everything
there is a season
and a time to every purpose, under Heaven.
A time of love, a time of hate,
a time of war, a time of peace,
a time you may embrace, a time to refrain from embracing.
To everything
there is a season
and a time to every purpose, under Heaven.
A time to gain, a time to lose,
a time to rend, a time to sew,
a time for love, a time for hate,
a time for peace, I swear it's not too late.

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