giovedì 3 ottobre 2013

like a fist in my womb

3 Ottobre 2515
Bullfinch
Almost Home


E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.


La prima notte del soldato semplice Eivor Edwards, pilota presso il Third Airborne Array comandato dall'Ammiraglio Jack Rooster, si catalizza tutta intorno alla tazza del cesso della cabina 9d. 
Ha aperto il rubinetto in modo che il getto dell'acqua contro la superficie metallica del lavandino impedisca al soldato Cortes di sentire i conati che le scuotono le viscere. La cena ha finito di vomitarla da un pezzo, e quello che vede adesso nel riflesso della plastica bianca è la faccia devastata di una creatura che sta cercando di vomitarsi direttamente l'anima.
Il che la riporta alla prima notte del soldato semplice Eivor Edwards, pelapatate esperta presso la Tredicesima Brigata di Shijie, nell'inverno del 2509.
All'ufficio reclute le scartoffie le firmava un militare con una gamba di legno ed era stata lei ad insistere per la Tredicesima.
A quel punto della guerra, i gemelli erano già morti da un paio d'anni e lei era fermamente convinta di aver scontato il suo debito con Dio. Mentre ci ripensa, ride in faccia al vomito che galleggia nella tazza, e ride in faccia alla sfiga puttana e al suo Dio maledetto che -lo sa- non ha ancora finito con lei.
Attiva lo scarico e si butta in faccia un po' di acqua fresca, sciacquandosi la bocca per disfarsi del sapore acidulo e sgradevole del contenuto del proprio stomaco. 
Nel 2509 Eivor Edwards si arruola perché a casa si sono arruolati tutti, e perché la sua testa è talmente piena di parole come indipendenza e libertà che potrebbe scoppiarle da un momento all'altro. Si arruola perché vuole rendere giustizia alla memoria di Adam e Vickon, che Dio li abbia in gloria, che sono crepati male sul fondo di una trincea. A diciott'anni è molto difficile sapere cosa sia la paura. Anche se i proiettili ti fischiano nelle orecchie ed anche se ti trovi completamente ricoperta del sangue di un compagno e anche se i dispacci sono sempre più infausti, la morte a diciott'anni la vedi come una cosa talmente remota ed impossibile che non ti spaventa più di quanto non ti spaventerebbe l'idea di guardare sotto al letto per controllare che non ci siano mostri annidati fra le molle del materasso. 
I mostri non esistono, la morte è una cosa che capita a tutti tranne che a te.
Quando esce dal bagno bianca come un cencio, scivola dentro la propria branda ed intreccia le dita dietro la nuca, guardando il soffitto sopra di sé.
È il 2515 e di anni ne ha ventitré.
Eivor Edwards è talmente spaventata che deve concentrarsi molto per evitare di farsela addosso.

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