mercoledì 23 ottobre 2013

fin qui tutto bene

22 Ottobre 2515
Bullfinch


La sentenza dei radar è chiara: lei e Jack sono spacciate. Non c'è alternativa che affrontare i mille metri di vuoto sotto di loro, precipitare verso il suolo e sperare di essere riuscite a saltare in tempo.
Mentre Jack si lascia scivolare giù, lei si butta. Si tuffa, sarebbe forse il caso di dire.
Un attimo dopo sta cadendo da un chilometro di quota verso la linea frastagliata della vegetazione, ad occhi chiusi. L'aria rarefatta le sferza la pelle e le impedisce quasi di respirare. I polmoni si dilatano ed è come se dovessero inghiottire ogni volta una manciata buona di frammenti di vetro.
Poi, l'esplosione. L'elicottero sopra di lei è stato raggiunto da uno, due, tre missili. La vampa di calore arriva a lambirle la stoffa dell'uniforme, e allora apre gli occhi, rotola, guarda in alto: un piccolo sole aggiuntivo nella notte scura e fumosa del pianeta sotto attacco.
Una scheggia di lamiera incandescente saetta precisa verso di lei, le raggiunge una spalla, lacera la tuta e la carne subito sotto. Il sangue e l'urlo di sorpresa si perdono nel viaggio verso il suolo.
Spalanca le gambe e le braccia: still flying, motherfuckers!
Il tempo si dilata al di là dei suoi limiti naturali. Sente impazzare nel sangue l'irruenza familiare dell'adrenalina, il cuore palpitante, lo stomaco in subbuglio. Sopra di lei continuano a fischiare raffiche di missili. Il ronzio della contraerea diventa un tutt'uno con il suo cervello: in realtà ogni cosa sembra un tutt'uno con il suo cervello. In caduta libera, difficilmente potrebbe definire la linea di demarcazione fra sé ed il mondo esterno. Si sta tuffando in un vuoto scuro, che ricorda il mare.
Tira la cordicella del paracadute. Nell'infinitesimale frazione di secondo che passa fra lo strattone e l'apertura del paracadute, il suo cuore smette di battere.
Poi è la sua volta ad essere tirata: il telo friziona contro l'aria, la porta su, e poi lungo le spirali di vento.
Non le passerà mai per la testa l'idea di poter essere trasportata in campo nemico per un simpatico gioco della sorte.
Piuttosto, ripensa a quello che le ha detto Jack qualche sera prima: conosci qualcuno che si è paracadutato da un elicottero sotto attacco ed è sopravvissuto? Jesus fucking Christ, yes.
Non che a questo punto sia davvero sicura di averla fatta franca: continua a ripetersi

fin qui tutto bene
fin qui tutto bene
fin qui tutto bene

Il problema non è la caduta ma l'atterraggio.
Le fronde degli alberi sono più vicine. Adesso si trova abbastanza in basso da poter inalare la polvere da sparo, il fumo, il pulviscolo ed il metallo polverizzato che il crollo del ponte ha rilasciato in tutta la zona.
Non lo fa con cattiveria, ma il pensiero della sorte di André, Renee e Jack non le attraversa il cervello che per un secondo o due. È una brutale questione di priorità, e al momento la priorità imposta da ogni cellula del suo organismo è quella della sopravvivenza.
Il cielo sembra averla brutalmente svuotata di qualsiasi cosa. Tenta, in un certo momento, di pregare, ma non riesce a ricordare le parole.
In compenso, libera una risata isterica ed esilarata quando tutto d'un tratto si ricorda che ha promesso ad Huck di cercare di non farsi ammazzare: fin qui tutto bene, Haggerty.

*

Il paracadute si impiglia fra i rami di un albero e lei resta simpaticamente appesa a tre metri dal suolo. Si dondola un paio di volte, cercando di liberarsi dall'intreccio di corde che le si sono avvolte intorno al corpo, ma non c'è niente da fare.
Chiude gli occhi e si sente sul punto di addormentarsi, e allora li riapre. Flettendo le ginocchia recupera il coltello a serramanico che tiene nascosto in una scarpa e comincia pazientemente a segare le corde che la tengono appesa al paracadute. Sono corde spesse ed il lavoro è lungo e doloroso per via della spalla ferita.
Atterra, e per assurdo si fa più male cadendo da quei tre metri che da tutti gli altri novecentonovantasette.
Mette un piede in fallo, perde l'equilibrio, e si storce una caviglia.
Trascinatasi verso un albero, si accuccia e si addormenta di botto.
Una pattuglia amica la troverà un po' ammaccata, ma viva, poco dopo l'alba.

Nessun commento:

Posta un commento