martedì 20 agosto 2013

summertime

2515
Tauron

Luglio

È arrivata solo da poche settimane e sta passeggiando insieme ad André in uno dei tanti piccoli centri abitati di Tauron. La luce densa del sole di Luglio inonda ogni cosa, compresi i loro capelli, che rifulgono in maniera simile ma non propriamente uguale.
La linea netta dell'orizzonte celeste, per un momento, le strappa uno struggente senso di serenità che le si attorciglia alla bocca dello stomaco.
Ci sono dei bambini che giocano: due bambine, scarpette lucide e ginocchia sbucciate, saltano la corda al ritmo di una filastrocca che la spinge a fermarsi, vicina alla nuvoletta di polvere sollevata dalle suole delle loro scarpe.

S, mi chiamo Sally
e mio marito è Sam,
veniamo da Shijie
e portiamo una scimmia.

H, mi chiamo Helen,
e mio marito è Harry,
veniamo da Hera
e portiamo un ..

Sorride, mentre la naturale associazione di pensieri è interrotta dall'irruzione di André sulla scena, che abbandona il suo fianco per andare ad insinuarsi nel gioco dei ragazzini, proponendo una filastrocca diversa; i piccoli non possono saperlo, ma la nuova cantilena è rimpinzata di allusioni velate delle quali, quando ci ripenseranno fra molti anni, rideranno di gusto.

Chissà cosa portavano Helen ed Harry da Hera?

Agosto

Acquattata per terra, china sulla sacca da viaggio, getta all'aria calzini e canottiere nell'urgente ricerca di qualcosa di cui ha bisogno, ma che non trova.
Non sa che Cecilia la sta spiando da uno spiraglio della porta, nascosta nel buio confortevole eppure sempre un po' misterioso di casa sua.
Niente, non è nella sacca. Gira per la stanza come un animale in gabbia o un'anima in pena, e solo l'assenza di luce impedisce alla bambina di cogliere le pupille dilatate e la fronte madida di sudore, sebbene tutta la stanza sia percettibilmente pervasa da un denso vortice di angoscia palpabile e pulsante.

Hanno sganciato tre bombe su Bullfinch, diceva il messaggio di Jack.
Perdonami, diceva quello di André.

Solleva le lenzuola del letto in cui dorme, mandandole all'aria. Solleva i cuscini, gettandoli in terra, per poi inginocchiarsi di nuovo a rovistare nella sacca, il cui contenuto viene violentemente rovesciato sul pavimento -un pugno di spiccioli, qualche maglietta appallottolata, la bibbia; un dado da gioco tutto consumato rotola lontano e sarà l'occasione di un'altra ricerca disperata, ma questa è un'altra storia.
Dove sono le fottute pillole.

Si trascina contro l'angolo su cui convergono due pareti, stringendosi le gambe al petto mentre il respiro si accorcia, in una dipendenza più psicologica che fisica. Le fottute pillole. Dove sono le fottute pillole.
Nella crescita incontrollata dei battiti cardiaci, non si accorge che 'cilia ha aperto la porta ed è sgusciata sotto il letto, andando a recuperare la confezione rotonda di pillole blu che sono rotolate, chissà come e chissà quando, sotto le molle del materasso.
La bambina entra nel suo campo visivo molto più tardi di quanto non sarebbe auspicabile, e a dire il vero quello che viene notato per prima è il flacone familiare e salvifico, e solo in un secondo momento la sua mente ottenebrata riesce a focalizzare le ditina cicciotte di bimba che lo stringono.

- Perché stai piangendo?
- Non mi sento molto bene, baby.
- Ti fa male la pancia?
- È più la testa, in realtà.
- Chiamo papà?
- Nay.
- Allora prendi.

Il rumore sordo della confezione che si schiude è già di per sé un sollievo. Ingoia una pillola. Poi immagina la periferia di Timisoara in fiamme come non è mai stata in fiamme durante la guerra, e ne ingoia un'altra.
La bambina serra un pugno, cercando con le nocche quelle di Eivor, in un sisfist da vera dura.


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