All Saints
Greenfield
L'erba fresca che mi solletica una guancia, il sole caldo sulla pelle che ne risveglia ogni centimetro come una benefica scossa elettrica ed il rumore fragoroso dell'acqua della cascata che si precipita ad unirsi ad altra acqua ed il cielo azzurro, struggente, indimenticabile di Riverside.
I capelli di Huck tra le dita.
Forse è questo quello che significa essere in pace: significa essere sdraiati su un prato senza fare niente, senza pensare niente, lasciando che il tuo respiro si sincronizzi con quello che della persona che hai di fianco, col respiro della terra stessa, dell'acqua, di tutto l'Universo.
Le dita di Huck sulla schiena.
Forse è questo quello che vive la gente normale, la gente che ha deciso di dimenticare, di vivere, di andare avanti. Sono il miglior pilota della galassia, e 'fanculo qualsiasi cosa dica Red Wright in proposito: ho ventitré anni, ho girato il 'Verse in lungo in largo e ne sono sempre uscita viva. Ho una mia nave ed ho dei lavori puliti ed onesti, dove non rischio di morire ammazzata ogni giorno, e di cui non devo vergognarmi di fronte a Dio e alla mia famiglia e a tutte le persone che incontro, perché occuparsi di trasporti per conto della Shouye è una cosa maledettamente rispettabile, talmente rispettabile che persino Mà e Pà potrebbero sorridere e dirmi che sono fieri di me, perché certo quelli della Shouye devono essere tanto diversi da noi e le loro donne ed i loro uomini fanno cose non propriamente ortodosse, ma in nome di Dio sono anche persone per bene e rispettabili, e sì, forse dovrei dirlo ai miei vecchi, che ho ventitré anni e cammino sulle mie gambe, senza bisogno di Jack o di Joe o di chiunque altro, perché finalmente sento di potermela cavare da sola.
Ma poi penso a Joe, e a Jack, e a come vorrei vedere Joe un'ultima volta, un'ultima volta guardarlo negli occhi e cercare di capire se c'è davvero qualcosa di buono o se l'ho solo immaginato.
E penso a Jack, e a quello sguardo così deluso che mi spezza il cuore in frantumi, e penso istintivamente al flacone di Zaleplom 4 che ho quasi finito e senza cui in questo momento mi sembra di non poter vivere.
Penso ad André e alla sua stupida cocciuta speranza senza senso, la speranza di un mondo migliore che nessuno di noi avrà mai il privilegio di vedere.
Penso che ho paura, una paura terribile che questo momento incantato in riva alle cascate finisca all'improvviso, che qualcosa me lo strappi via come mi è stato strappato via tutto.
Mi giro e guardo Huck ed ho la dolorosa, assoluta certezza che non rimarrà e per questo lo odio e disperatamente lo voglio.
Penso anche al povero diavolo di Hall Point, all'odore ferroso del sangue che gli sgorga da un foro la cui circolarità slabbrata mi affascina in una maniera morbosa, e penso a quello che ci ha detto, a me e a quell'altro povero diavolo di Lucifero (credo di avere un debole per i poveri diavoli, Dio mi perdoni), e so che non dormirò neanche questa notte, perché non riesco a levarmi di testa quello che ci ha detto, come se me lo avesse scolpito nel cuore o inciso nella carne.
Ci sono persone che non possono fare altro che male, nella vita,ed un unico, definitivo gesto di bene.
(Le labbra di Huck. Un gesto di bene.)
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