Hall Point
Space Sick
Per quello che la riguarda dall'ombelico alle ginocchia potrebbe essere fatta di lava incandescente.
È buio, ma lei è perfettamente sveglia e segue in maniera distratta il respiro regolare di Haggerty al proprio fianco.
I suoi orizzonti sono limitati ai bordi squadrati del letto sfatto. Qualsiasi cosa viva al di là di questo rettangolo di lenzuola sembra appartenere ad un mondo molto lontano di cui non vale la pena interessarsi.
Ha la testa svuotata di ogni pensiero ragionevole e interconnesso con i precedenti e i successivi.
Ogni cosa la riporta brutalmente ai muscoli indolenziti e ad una sensazioni appiccicosa in mezzo alle gambe.
Gli occhi sbarrati, le gambe contratte contro il petto ed una mano nascosta sotto al cuscino.
Prova a riflettere su qualcosa, ma a quanto pare non esiste nulla che meriti di essere riflettuto all'infuori degli interminabili centimetri di materasso che la separano dall'uomo al suo fianco.
Ci mette qualche decina di minuti a trovare un centro logico attorno al quale coagulare i propri pensieri: è un biglietto per Tauron, un milione di leghe spaziali di distanza, una vita da fuggitiva, una serie di inganni da spargere in giro come briciole di pane per confondere le acque di tutti coloro che la inseguiranno.
Perché certamente la inseguiranno.
Un'altra idea da accarezzare nel buio: che capiti qualcosa ad Huck quando sarà troppo lontana per fare qualcosa. Lo stomaco le si stringe in una fitta brutale e per un momento crede di doversi alzare per andare a vomitare. Chiude gli occhi, respira. Vorrebbe una capsula di Nootropam. Tutto andrebbe bene se fosse in grado di allungare le dita e raggiungere le pillole viola della felicità. Ma i suoi vestiti sono disseminati lungo un percorso incerto e non riesce esattamente a ricordarsi a che punto si è sfilata la salopette di jeans in cui tiene il piccolo flacone di antipsicotici.
Si lascia annichilire dal terrore per un numero interminabile di minuti.
Ha di nuovo il respiro corto e questa volta non perché lui glielo stia mozzando di proposito.
Apre di nuovo gli occhi.
Viene colpita da un pensiero peregrino ed irresistibilmente divertente: questa era la stanza di Polly Wright.
Cerca di soffocare le risate più o meno immotivate contro il cuscino, ma alla fine un istinto innato e primordiale la spinge a rotolare verso l'altra parte del letto, giggling, in direzione della schiena del chimico, di cui cerca una mano da tirare a sé ed infilarsi fra le gambe, prima di svegliarlo con una richiesta assolutamente ragionevole.
« Again. »
Nessun commento:
Posta un commento