Spazio profondo
Pod di salvataggio della Cecilia Carter
- Una seconda registrazione audiovisiva, ancora una volta non criptata.
Inquadrata la faccia di Eivor. Quasi priva di espressione. -
Sono passate ventinove ore dall’esplosione della Cecilia
Carter.
Quindici dall’ultima registrazione.
Continuo a fluttuare nello spazio, immersa in uno strano
connubio di luci al neon e buio illimitato.
Il segnale SOS del mio pod sembra funzionare alla
perfezione.
Ma non vedo nessuna nave all’orizzonte.
Neppure quella dei Greyskins, se è per questo.
A volte ho l’impressione di fare fatica a respirare.
So che è soltanto autosuggestione: il pod è perfettamente in
grado di mantenermi in vita per diversi giorni; ma l’aria è pesante e le pareti
sempre più strette.
Cinque ore fa o giù di lì mi sono ricordata di avere ancora
con me la mia pistola.
Quella che mi ha regalato Jack quando mi ha preso a bordo
dell’Almost Home.
Il giorno in cui ho conosciuto James ed Eir.
Tanto tempo fa.
Soffocare è un brutto modo per morire.
Morire di fame sarebbe meno atroce: ma ho più cibo che
ossigeno, senza ombra di dubbio.
La fame ti morde lo stomaco; le viscere ti si rivoltano
contro, ma a lungo andare tendi a scivolare in uno stato di torpore e ti spegni
lentamente, addormentandoti.
Soffocare è come annegare.
Veloce, ma non abbastanza.
Ti accorgi, sospiro dopo sospiro, di avvicinarti ad un punto
in cui i tuoi polmoni cominceranno a dilatarsi invano, cercando di aggrapparsi
disperatamente alle ultime molecole utili dentro questa gabbia di metallo
destinata a perdersi nei recessi più profondi di..
..questo non è neppure lo spazio.
È un liquido scuro e primigenio, da dove tutto ha origine e
dove ogni cosa si nasconde.
Non vedo nessun Dio.
- Eivor si strappa dal collo un rosario. Lo lancia via. -
- Eivor si strappa dal collo un rosario. Lo lancia via. -
È buffo: ho irriso Evah Adams, pochi giorni fa (e sembrano
millenni), per aver scelto di vivere in quell’assurda scatola di metallo che è
Hall Point; in questo momento non posso immaginare nulla di più bello del
Roadhouse, o di più buono degli spiedini di gomma che ho mangiato con Quinn, al
chiosco fuori dallo spazioporto.
Sto razionando il cibo.
Non ha alcun senso, naturalmente.
Ma penso che sia lo spirito di sopravvivenza che è innato in
ciascuno di noi: ed è quella parte di me che si rifiuta categoricamente di
accettare l’idea di morire in questo modo idiota.
Ho sempre messo in conto di poter crepare giovane.
L’ho messo in conto durante la guerra e l’ho messo in conto
di nuovo quando ho accettato di restare a bordo della Almost Home, anche dopo
che Cole mi disse dei Dust Devils.
Ma mi immaginavo a crepare in maniera diversa.
Immaginavo che la mia morte avrebbe avuto un senso maggiore.
Invece forse nessuna morte ha davvero senso.
Continuo a chiedermi se un pilota migliore avrebbe potuto
fare di meglio.
So che la risposta è sì.
Se solo quel laser non avesse stroncato i sistemi di
sostentamento..
Mi chiedo che senso abbia questa registrazione.
Immagino che sentire il suono della propria voce, in questo
silenzio assurdo e schiacciante, interrotto solo dal vago ronzio del pod.. sia
un modo come un altro per non impazzire.
.. Tremila Greyskins.
Non posso crederci.
Non riesco a pensare a niente.
- La comunicazione si interrompe bruscamente. -
Nessun commento:
Posta un commento